Economia e Territorio

Contadino che trasporta il fieno L'economia di un territorio è estremamente legata alle caratteristiche ambientali e dunque agli aspetti climatici. Tutto ciò è ancor più vero in clima mediterraneo ed in special modo in Liguria dove le differenze climatiche tra costa e montagna sono fortemente accentuate. Se prendiamo in esame, il periodo di tempo tra il cinquecento e la metà del secolo scorso, troveremo che l'economia è fortemente influenzata da quella che viene chiamata " piccola età glaciale ", pur comprendendo in questo periodo anche un alternarsi di anni e cicli caldi.

Per compensare gli effetti negativi, sulle colture, di tali cambiamenti, i Liguri impararono presto a variare gli impianti con una trasformazione continua del paesaggio agrario spesso coltivando più specie insieme. E' facile trovare tracce dell'avvicendamento delle coltivazioni, passate dai castagni alla vite, dagli agrumi ai gelsi.

Parte superiore di un essiccatoio per le castagne

Tornando all'economia della montagna si riscontra come dal Medioevo in poi, con il ritorno delle popolazioni alla vita rurale nell'interno del territorio ligure, lo sfruttamento intensivo del castagno si fece strada. La coltura del castagno è stata un elemento indispensabile alla vita delle popolazioni montane, i suoi frutti avevano uno scopo alimentare, il suo legno serviva per la produzione di attrezzi e strutture ( topie ). Molto è stato scritto sulla " Civiltà del Castagno " e non solo per il territorio ligure ma con una valenza ben più ampia. Vorremmo solo aggiungere che i Liguri operarono sul castagno diverse trasformazioni, innestando non solo castagno su castagno ma anche, aspetto poco conosciuto, innestando castagni su roveri.           

Tartago Il castagno ha avuto una forte utilizzazione anche come materiale nella costruzione delle case rurali.Siamo a Tartago, qui lo vediamo utilizzato nella struttura esterna della casa, nel balcone laterale. L'utilizzo per esterno era dovuto alla sua resistenza agli agenti atmosferici, grazie anche alla presenza di tannino.

Legno per navigare

L'economia di tipo marittimo che ha caratterizzato le popolazioni fin dalle origini, ha determinato anche in epoche successive un'ulteriore motivo di interazione dell'uomo con il bosco. In epoca romana infatti la Liguria esportava, tra le altre merci, anche legname che doveva essere utilizzato per costruzioni navali. A partire dal XII secolo l'esigenza di costruire case e il fervere delle attività cantieristiche facevano ulteriormente incrementare la richiesta di legname da opera.

Lo sviluppo industriale del '700, con la nascita di vetrerie e fonderie costruite in loco per evitare gli onerosi costi di trasporto del legname, utilizzò al massimo la risorsa boschiva.

Da metà del '700 fino a tutta la I Guerra mondiale, la legna veniva utilizzata per produrre carbone mediante quella ingegnosa costruzione che si chiamava carbunea.

La tecnica era sostanzialmente questa: nelle "carbonaie" venivano accatastati ammassi di legna a forma di semisfera con un'apertura centrale, ricoperti di terra e fronde; la combustione avveniva con estrema lentezza con scarsità di ossigeno in modo da evitare la formazione delle fiamme. Il carbone ottenuto in questo modo veniva poi portato a valle dalle donne con le gerle per rifornire forni e fornaci in un primo tempo, le macchine a vapore di treni e battelli in seguito. Il carbone di legna ha rappresentato per diversi secoli il combustibile primario per ferriere, vetrerie e fornaci. Il taglio della legna per questo scopo ha depauperato in maniera massiccia le foreste dell'Appennino Ligure, infatti le carbonaie sono state attive sino al dopoguerra.

Tronco di legno La quantità di legna utilizzata poteva variare, per una singola carbonaia, dai duecento ai cinquecento quintali e rendeva mediamente 20 quintali di carbone per ogni 100 di legna.

Nella parte terminale dei monti dell'Appennino erano discretamente diffuse le neviere, anch'esse contributrici al reddito degli abitanti del territorio.

Fin dall’epoca romana, la raccolta della neve o del ghiaccio fu un’attività molto praticata e si protrasse fino alla seconda metà dell’Ottocento quando si cominciò a produrre il ghiaccio artificialmente.

La neviera consistente in un vasto vano con un corpo di fabbrica costruito con pietre a secco e scavato parzialmente nel terreno, aveva una apertura centrale per il caricamento di neve fresca e per il prelievo del ghiaccio. Per garantire un sufficiente isolamento termico la costruzione era ricoperta da un grosso cumulo di terreno.  La neve raccolta veniva sistemata all’interno della neviera evitando di lasciare spazi vuoti o interstizi nei quali potesse infiltrarsi l’aria e favorire lo scioglimento. Venivano introdotti tra uno strato e l'altro di neve ( corrispondenti alle varie nevicate ), degli strati di paglia

Con la buona stagione iniziava la richiesta da parte del mercato, il ghiaccio veniva tagliato in blocchi con degli appositi coltelli, caricato sui carretti e trasportato in paese dove veniva conservato in depositi freschi prima di essere ancora ridotto in piccoli blocchi o sminuzzato a seconda della destinazione e distribuito al dettaglio.