RADIODIFFUSIONE

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Marconi ridiede nuovo e vitale impulso alla telegrafia permettendo un uso delle comunicazioni rivolto sopratutto allo scambio delle informazioni, siano esse di servizio o di pubblica utilità.

In realtà la radio costituì si un prezioso contributo, anche per la salvezza delle vite umane, ma fu anche la protagonista di una delle più grandi rivoluzioni nel campo delle comunicazioni umane con la nascita della Radiodiffusione.

La distanza che intercorse tra i primi esperimenti di Marconi e le commercializzazione di un apparato radio destinato all'uso domestico non fu superiore ai venti anni. Questo perché, come spesso succede nei periodi di grande sviluppo umano, la tecnologia nel frattempo maturò rapidamente.

Si passò dai rudimentali trasmettitori a scintilla agli alternatori ad alta frequenza ed infine agli oscillatori a valvola. I circuiti sintonici ( per separare un'emittente dall'altra ) furono migliorati così come i rivelatori passando dal coherer di Calzecchi - Onesti al cristallo di Galena, sino al diodo a vuoto di Fleming.

Nella sezione dedicata ai principianti proveremo a costruire insieme una radio funzionante a Galena, senza utilizzo di qualsiasi sorta di alimentazione elettrica.

Nel 1907 Lee de Forest inventa il triodo a vuoto. Il triodo a vuoto rappresenta una pietra miliare nella storia non solo della radio ma dell'elettronica moderna. Si pensi solo, facendo un grande salto di tempo, che i triodo a vuoto costituirono le basi dei primi calcolatori elettronici.

La prima trasmissione radio circolare che si ricordi avvenne a The Hague in Olanda nel 1919, con quelli che vennero chiamati i Dutch Concert, concerti di musica classica.

L'esperienza olandese aprì la strada ad un rapido sviluppo della Radiodiffusione. Già nel 1924 gli Stati Europei ed il Nord America erano dotati di stazioni per la Radiodiffusione che venivano chiamate Broadcasting.

Si apre ora un capitolo, quello della produzione di apparecchi radio, che oggigiorno fa la felicità nonché il commercio dei Radiocollezionisti. In quell'epoca nacquero gloriose case di costruzioni radioelettriche italiane come la Allocchio Bacchini, Irradio, Savigliano e molte altre.

 

Vediamo un tipico apparecchio radio degli Anni '20
Radioricevitore SITI-DOGLIO tipo R31, Gamma Onde Medie e Lunghe a bobine intercambiabili. Circuito "endodina". 5 valvole. Alimentazione a batterie. Anno 1924

La cassetta era in legno pregiato con alcune manopole graduate.

L'antenna con forma romboide era chiamata a telaio. Si noti l'altoparlante a tromba con la sua raffinata forma.
radio siti
Guardate la foto sopra, è un apparecchio che ha l'aspetto di un'apparecchiatura scientifica ed il legno è utilizzato abbondantemente. La tradizione costruttiva degli apparati scientifici ha sempre utilizzato, nel passato, l'ebanisteria. Dopo qualche tempo la radio viene introdotta nei salotti delle case e in quanto parte dell'arredamento finisce con il subire notevoli rimaneggiamenti estetici finalizzati al nascondere la tecnologia a tutto vantaggio dell'estetica. Nel momento in cui l'ascolto passa, grazie ai miglioramenti tecnici, dalla cuffia all'altoparlante si verifica un fenomeno che ritroveremo più avanti negli anni '50 con la televisione, ossia la capacità di questo strumento di raggruppare più persone per un ascolto collettivo.
Gli anni '30 si avvicinano ed il fascismo, una volta capita l'importanza della radio per i suoi scopi propagandistici, se ne appropria ma non ne fa un buon uso. Fu stentato l'avvio del mezzo radiofonico nel nostro paese. Mussolini amava più il contatto diretto con le folle e molti artisti e intellettuali snobbarono la "scatola parlante". La radio viene utilizzata piuttosto come ' altoparlante collettivo ' che come sistema di diffusione capillare delle idee del regime. Quando Mussolini si accorge di questo errore promuove e sensibilizza l'industria della radio. Venne commissionato a molte industrie un modello unico da vendersi ad un prezzo controllato. E' la famosa RadioRurale seguita dall'altro modello RadioBalilla.

 

Proviamo a tornare indietro nel tempo, accendiamo la radio con la manopola di sinistra, diamo tempo alle valvole di riscaldarsi e ascoltiamo .....


radio balilla

 

 

   
Ben diversa è la situazione in Germania dove il partito nazista e Goebbels ne fanno un uso mirato e consapevole. Mussolini promosse l'uso della radio, ma ciò che in Germania fu realizzato facilmente, in Italia cozzò contro i problemi più spiccioli come la mancanza di una rete elettrica adeguata, la difficoltà di ricezione causata dai pochi trasmettitori installati, nonché per l'analfabetismo ovvero per il fatto che spesso l'unica lingua parlata era il dialetto. Solo negli anni precedenti la guerra, gli industriali capiscono che quella scatola porterà loro degli ingenti guadagni a la promuovono a oggetto destinato ad avere una diffusione di massa.
                                                                                            
Tra una cronaca del regime e l'altra arriviamo al 10 Giugno 1940 : iniziava la guerra.

 

La guerra finisce nel 1945 e tra le molte macerie vi sono anche quelle dovute al recupero della tecnologia dopo lo stop bellico. Di conseguenza, dopo la guerra la produzione di apparecchi radio riprese dai modelli più economici e adatti alle poche disponibilità economiche del periodo, e per alcuni anni si diffusero apparecchi dalla fattura essenziale.

 

La fine della guerra coincise con la necessità di razionalizzazione degli oggetti ed a questo non sfuggì la radio che divenne sobria, semplice, sostituendo il più costoso legno con la bachelite e con le nuove materie plastiche che l'America aveva fatto conoscere. radio anni 50

 

La storia recente ha proposto l'oggetto radio che tutti conosciamo, con un ottimo livello tecnologico, una miniaturizzazione sempre più spinta ed una estetica in linea con le aspettative dei consumatori.

Le nostri fonti di apprendimento della realtà quotidiana non sono oramai soltanto radio, siamo circondati da molteplici fonti di informazioni, anche non richieste, ma quella scatola, alla fine è solo questo, continua ad affascinarci. E a sorprenderci.